lunedì 22 aprile 2013

Quando le parole non contano. Andrea Franchi. Circolo Revers. 13.04.2013

Quando si varca l’uscio del Circolo Revers, ci si sente a casa.
In una casa costruita mattone dopo mattone, con quell’aria famigliare e quasi ingenua, decorata coi calli alle mani, di Natale ogni giorno, di pane appena sfornato, di pioggia fuori e sole dentro, di calore vero.
Appena si varca la soglia del Revers, vieni accolto dall’artista del giorno e gli amici ti accompagnano a conoscere il proprietario del locale, ancora incredulo che tu abbia potuto superare il mare per arrivare, sano e salvo, in un piccolo locale di provincia, che ci mette anima e cuore per fare il suo. E per quanto ho avuto modo di vedere dai cartelloni, lo fa perfettamente.
Non ci sono dubbi ed esitazioni perché so perfettamente che andrò ad ascoltare Andrea Franchi, con l’innocenza e l’avvedutezza dei miei eterni 18 anni. E così mi sento in questa serata speciale.
Lo vado a salutare. Siede tranquillo con la sua compagna ed il suo splendido figliuolo e ci accoglie con l’abbraccio dei vecchi amici. Quelli come noi, che non guardano i chilometri per venir trainati dalla passione sana.
Certo, da canto mio ho una buona dose di sarda pazzia, ma non mi fermo di fronte alla musica, che è arte non riconosciuta dal nostro misero paese, ma a me bastano le parole incastonate al modo giusto, per farmi stare bene.
Andrea Franchi è meglio conosciuto per essere il batterista instancabile, imprescindibile ed inseparabile del buon Paolo Benvegnù, ma non è assolutamente e limitatamente questo.
E’ un artista a tutto tondo. Che ha iniziato la sua carriera accompagnando tanti musicisti di spessore del panorama indie-rock, primo tra tutti Marco Parente.
E che è uscito circa un anno fa allo scoperto, inanellando un piccolo capolavoro, quale è “Lei e contro di lei”.
Un disco di pura costruzione cantautoriale. Con quella specialità tipica delle parole del Druga, così noi lo chiamiamo, che mischia in maniera naturale costruzioni stilistiche e musica rock.
Gioiellino che dal vivo, in versione rock intimistico, suscita un mare di picchi emozionali, trasportandoci sulle strade Kerouachiane, a sudare sangue dalla pelle al volto.
L’ho amato e rimato, come se lo ascoltassi per la prima volta.
Ho ricordato quando, in una notte infinita di quasi 3 anni fa, ascoltai “Confini immaginari” per la prima volta e compresi quanto potesse lui andare oltre, quel confine immaginario, appunto, che non esiste e come tale, ci può far vivere mille e mille vite ancora.
Ho riacciuffato meraviglie come “Il bene componibile”, “Appartamenti” e la title-track, con le lacrime dello stupore, perché bisogna aver vissuto ogni dimensione possibile per poter scrivere in questo modo e possedere la magia delle note, per far uscire fuori ciò che si è.
Ed io, di fronte a questi musici, così pieni di bellezza da essere inconsapevoli, mi prostro e vivo, per respirare appena l’aria che si può vivere solo in questi momenti.
Sono solo emozioni. Ma grazie Andrea per esser così, semplicemente, carico di note e suoni e grazie ai ragazzi del Revers, per avermi regalato una serata Unica.